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"IN SELLA... ALLA BERSAGLIERA!": CINQUANT´ANNI DI TRAGICHE DISAVVENTURE SPORTIVE DEL RAG. UGO FANTOZZI (3)


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„(…) il Visconte Còbram era il nome più temuto, era quello della corsa ciclistica! (…) Aveva, oltre alla carriera, una sola grande passione: il ciclismo che praticava assiduamente, maniacalmente, tutte le volte che aveva un’ora libera. I suoi idoli erano i grandi campioni del passato. In ufficio aveva una foto vestito da ciclista con Gino Bartali. Era fermamente convinto che il ciclismo fosse un toccasana per tutti i mali. Contro la vecchiaia, come deterrente contro tutte le malattie, come cura dimagrante, ma che soprattutto conferisse grande lucidità ed efficienza sul lavoro. Era naturalmente circondato da collaboratori «ciclisti» che non praticavano altro sport: non parlava d’altro.“

(da Paolo Villaggio, „Fantozzi contro tutti“, Rizzoli, 1979)

 

Passano 4 anni e sugli schermi, nel 1980, tornano le avventure, anzi le disavventure del rag. Ugo Fantozzi. Nel frattempo il suo creatore, Paolo Villaggio, aveva dato corpo ad altri personaggi più o meno simili in film, che avevano anche lo scopo di farlo uscire da quella che rischiava di diventare una maschera. Tuttavia, ancora sull´onda dell´ennesimo libro per Rizzoli, l´attore genovese non sa dire di no alla proposta di un terzo episodio della saga: „Fantozzi contro tutti“.


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Ci sono non poche novità: nuovo regista, l´allora ancora poco conosciuto Neri Parenti al posto del collaudato Luciano Salce (e, ahimé, si vede); nuova attrice per il ruolo di Pina Fantozzi (Milena Vukotic al posto di Liù Bosisio, che aveva gettato la spugna, temendo di restare intrappolata nel personaggio); assenza (provvisoria, tornerà nel quarto film) della signorina Silvani.


Per il resto la sceneggiatura propone episodi, anche essi ispirati alle pagine del libro, che somigliano più o meno a quelli dei film precedenti, ma preferendo una coloritura più da slipstick rispetto alla grottesca comicità con venature da satira sociale e di costume delle due prime pellicole. Non mancano ancora una volta riferimenti allo sport, che confermano la totale incompatibilità di Fantozzi con qualsiasi attività fisica. Queste scene rafforzano la critica del film allo sport imposto, dipingendolo come fonte di umiliazione piuttosto che di emancipazione. Come ulteriore strumento di schiavizzazione dei servili dipendenti, costretti dagli ultrapotenti superiori a condividerne anche le maniacali passioni sportive.


Settimana bianca senza neve


La prima pagina sportiva delle nuove dissaventure fantozziane è la settimana bianca a Ortisei, organizzata sempre minuziosamente, addirittura prenotando sin da settembre. Con un piccolo contrattempo: infatti Fantozzi e colleghi arrivano a maggio (solo per quel periodo avevano trovato offerte compatibili con il loro budget), quando la neve era già sciolta. Ancora una volta Villaggio mette in ridicolo le attività ricreative aziendali mal pianificate e satireggia le mode fitness estreme. Come il tentativo di avventurosa arrampicata di alcuni volenterosi impiegati, che, però, viene vanificata dall´imbarazzante problema intestinale di Calboni (per l´ultima volta interpretato da Antonio Anatrelli).


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Al contrario della prima avventura sciistica del film del 1975, questa volta Fantozzi si era preparato a puntino, soprattutto con l´attrezzatura: ogni accessorio è a norma e perfettamente alla moda, tuta, casco, scarponi, sci. Ma tutto è inutile: niente neve, niente discese sulle piste innevate. Siccome, altro tormento della sua vita, il nostro eroe aveva promesso alla Pina di perdere peso, cerca un´alternativa in una cura dimagrante nella clinica dell´inquietante Professor Birkermeier, ennesima caricatura del tedesco dal comportamento piuttosto simile a quello di un comandante di campo di concentramento. E anche questa sequenza, non legata strettamente allo sport, ma al sogno di raggiungere una perfetta forma fisica, si trasformerà in una grottesca disavventura, divenuta celebre.

 

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Coppa Còbram: satira senza tempo su ciclismo e rapporti gerarchici




Il secondo e più ampio momento sportivo è legato a quello che era ancora uno degli sport più popolari e praticati in Italia: il ciclismo. La sequenza della gara ciclistica Coppa Còbram in Fantozzi contro tutti è uno degli episodi più iconici della saga del ragionier Ugo. Questa scena incarna alla perfezione l’umorismo grottesco, la critica sociale e la tragicità che definiscono il personaggio, diventando un piccolo must della cultura cinematografica italiana.




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Si tratta di un momento centrale del film e riprende uno schema ricorrente: quello del superiore gerarchico con tratti psicotici, che ossessiona i dipendenti con le proprie passioni, anzi li costringe a condividerle. Il nuovo direttore, il Visconte Còbram, fanatico del ciclismo e figura autoritaria, impone ai suoi dipendenti, fisicamente impreparati e inadeguati, una gara ciclistica aziendale di 70 chilometri. La narrazione segue Fantozzi e i suoi colleghi attraverso le assurdità degli allenamenti obbligatori, la gara caotica e un finale tragicomico.



La struttura è un susseguirsi di disastri comici in crescendo. Si apre con l´autoritaria dichiarazione programmatica di Cobram, seguita da sessioni di allenamento estenuanti che lasciano i dipendenti sfiniti. La gara vera e propria è un’escalation di incidenti: cadute, bizzarie meteorologiche (alternarsi di caldo soffocante, freddo polare e così via) e deviazioni assurde, fino alla vittoria improbabile di Fantozzi, galvanizzato da una misteriosa “bomba” dopante, acquistata poco prima della partenza da un losco venditore.


Reso inarrestaabile dalla diabolica pozione magica ingurgitata come ultimo disperato mezzo per sopravvivere a questa vera e propria corsa a eliminazione, arrivato al traguardo Fantozzi non riesce più a fermarsi, finendo in un carro funebre (pronto per ogni evenienza, l´organizzazione era stata più che previdente). Un epilogo tanto assurdo quanto memorabile. La progressione lineare è scandita da gag rapide, che mescolano comicità fisica e dialoghi surreali, come il discorso di Còbram che esalta il ciclismo come “sport sano”, mentre in realtà condanna i dipendenti a sofferenze disumane.


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Questa struttura si basa sull’escalation comica, con ogni evento più stravagante del precedente. Momenti come la deviazione dei dipendenti nella Trattoria Al Curvone durante un banchetto nuziale o lo sprint dopato di Fantozzi sono calibrati per massimizzare l’umorismo, mantenendo però il filo satirico della sequenza.


Tratti di critica sociale


Al cuore della Coppa Còbram c’è l´ennesima satira feroce del potere aziendale e della natura disumanizzante del lavoro. Il Visconte Còbram rappresenta l’autorità capricciosa che sfrutta la propria posizione per imporre ai sottoposti attività inutili e umilianti, soddisfacendo le proprie ossessioni personali. La gara diventa una metafora delle aspettative irrealistiche imposte al lavoratore medio, privato di dignità e costretto a performance impossibili. Fantozzi, antieroe per eccellenza, incarna la mediocrità e la sfortuna di una generazione di italiani intrappolati in un’esistenza burocratica e alienante.


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La sequenza prende di mira anche il culto dello sport amatoriale e il mito della sua accessibilità universale. L’insistenza di Còbram sul ciclismo come attività salutare e “alla portata di tutti” è smentita dall’attrezzatura fatiscente dei dipendenti, dalla loro mancanza di preparazione e dal conseguente collasso fisico. La “bomba” dopante usata da Fantozzi è un commento ironico sull’ossessione per la vittoria a ogni costo, che anticipa di decenni i dibattiti sul doping nello sport, in particolare nello stesso ciclismo. Questa critica stratificata eleva la sequenza oltre la pura comicità, offrendo una riflessione acuta sulle pressioni sociali. Ridicolizzando le gerarchie aziendali e la mercificazione del tempo libero, la Coppa Còbram rimane sorprendentemente attuale. La sua critica ai luoghi di lavoro sfruttatori e alla cultura ossessionata dal fitness risuona ancora nell’economia e nella società odierna.


Comicità semplice, ma efficace


Dal punto di vista stilistico, la Coppa Còbram è caratterizzata tutto sommato da sketch semplici, forse scontati, una volta conosciuta la dinamica della comicità alla Villaggio. Neri Parenti utilizza inquadrature ampie per catturare il caos della gara, con campi lunghi che mostrano i dipendenti arrancare su biciclette obsolete e con abbigliamento che appariva già improbabile all´epoca di uscita del film. L’estetica esagerata - biciclette scricchiolanti, reazioni fisiche esagerate, cadute teatrali ed espressioni sopra le righe - esalta l’umorismo grottesco senza compromettere la coerenza narrativa.


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La performance di Paolo Villaggio nei panni di Fantozzi è il cuore della sequenza. La sua mimica facciale e la fisicità trasmettono un mix di pathos e ilarità, rendendolo un personaggio tanto patetico quanto irresistibile. Gli attori di supporto, come Gigi Reder (Filini), brillano in momenti come la deviazione ad Al Curvone, dove la loro goffa intrusione in un banchetto nuziale diventa uno dei picchi comici del film.



La sequenza riesce a far ridere pur mostrando il lato tragico della vita di Fantozzi, creando empatia con lo spettatore. Il trionfo fugace del protagonista, interrotto dallo schianto nel carro funebre, cattura l’essenza agrodolce del personaggio. L´intero episodio presenta, tuttavia, qualche pecca. L’uso di stereotipi slapstick potrebbe risultare datato per un pubblico abituato a un umorismo più sottile.


Impatto Culturale


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La Còppa Còbram ha oltrepassato i confini del cinema per diventare un fenomeno culturale. Pur nella sua sostanziale semplicità, la sequenza è talmente entrata nell’immaginario collettivo italiano, da ispirare eventi sportivi reali come la Coppa Còbram del Garda, una gara amatoriale lanciata nel 2014 da Mauro Bresciani a Desenzano. Frasi come “In sella, alla bersagliera!” e riferimenti alla “bomba” sono diventati parte del linguaggio comune. Organizzata in uno spirito “fantozziano”, vede partecipanti in costume d’epoca su biciclette vintage, celebrando l’assurdità della sequenza del film.


Il luogo delle riprese, Monte Antenne vicino a Villa Ada a Roma, aggiunge un legame tangibile alla sua eredità, con fan che occasionalmente visitano il sito. L’influenza della sequenza si estende al linguaggio: il nome di Còbram e la “bomba” sono diventati sinonimi di autorità eccessiva e potenziamenti dubbi. La sua popolarità duratura testimonia la capacità di catturare verità universali attraverso la comicità.


E ora una bella pedalata per sciogliere le gambe!

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