L´ULTIMA PARTITA DI PAULO ROBERTO COTECHINO: IL CALCIO DI ALVARO VITALI
- maximminelli
- 27 giu
- Tempo di lettura: 8 min

Addio ad un simbolo della comicità popolare
Il 24 giugno 2024 si è spento Alvaro Vitali, uno degli attori più amati e rappresentativi della commedia italiana popolare degli anni Settanta e Ottanta. Nato nel 1950, questo romano verace ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama cinematografico nazionale, contribuendo a definire un'epoca attraverso la sua recitazione.

La carriera cinematografica di Vitali iniziò in modo promettente, con ruoli secondari in alcuni film di Federico Fellini. Tra le sue prime apparizioni ricordiamo "Satiricon", "I clowns" e soprattutto "Amarcord" del 1973, film premiato con l'Oscar. In questa opera felliniana, Vitali interpretava uno degli amici di Titta, il protagonista, dimostrando già le sue doti attoriali e la propensione per la commedia.
Tuttavia, fu alla fine degli anni Settanta che l'attore romano trovò la sua vera dimensione artistica nella commedia erotica italiana, un genere che avrebbe dominato le sale cinematografiche italiane per oltre un decennio. Vitali divenne rapidamente un simbolo di questo filone cinematografico, caratterizzato da trame semplici, forse superficiali ma efficaci, situazioni paradossali e un umorismo basilare, anche volgare, che, comunque, sapeva parlare direttamente al pubblico.
Il fenomeno Pierino: dalle barzellette al personaggio di culto
Pierino rappresenta senza alcun dubbio il personaggio che ha reso Alvaro Vitali immortale nell'immaginario collettivo italiano. Paradossalmente, nonostante abbia interpretato questo iconico ruolo in relativamente pochi film, il straordinario successo di pubblico ha segnato in modo indelebile il suo destino cinematografico, trasformandolo in un´icona generazionale.

Il personaggio di Pierino incarna perfettamente l'italiano medio degli anni Ottanta: furbastro, mammone, goloso, sboccato e petulante. Come scrisse il critico Tullio Kezich, "Nel film, che è un'imbarazzante antologia di barzellette tenuta insieme da un filo conduttore, Pierino è il simbolo dell'italiano regredito all'infanzia". Nonostante le critiche spesso severe, il primo film della serie incassò decine di milioni, dimostrando il legame che si era creato tra l'attore e il suo pubblico.
Spesso affiancato da attori-simbolo del filone come Enzo Cannavale, Mario Carotenuto e Carmen Russo, considerata la "maggiorata" dell'epoca, Vitali ha costruito la sua carriera su film dalle trame apparentemente semplici, tendenti alla farsa e alla parodia, ricchi di doppi sensi e riferimenti sessuali. Questi prodotti cinematografici, pur essendo considerati dalla critica ufficiale come cinema di serie B, riuscivano sistematicamente a riempire le sale e a garantire momenti di spensierata allegria al pubblico domenicale delle piccole e grandi città italiane.
Il calcio nei film di Alvaro Vitali
Fino a „Ultimo minuto“ (1989) di Pupi Avati il cinema italiano ha affrontato lo sport nazionale, il calcio, sempre nell´ottica comico-parodistica, preferendo non di rado il tono popolare e volgare a scapito di una lettura più approfondita.

Due film in particolare hanno saputo coniugare questo atteggiamento verso la passione italiana per il calcio con il talento comico di Alvaro Vitali, diventando veri e propri cult movie del cinema popolare: "Il tifoso, l'arbitro e il calciatore" del 1982 e "Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento" del 1983. Entrambe le pellicole rappresentano esempi paradigmatici di come il calcio sia stato raccontato dalla commedia italiana degli anni Ottanta, con Vitali protagonista assoluto di scene indimenticabili e di una comicità che ancora oggi appassiona un vasto pubblico.
„Il tifoso, l'arbitro e il calciatore“
Diretto da Pier Francesco Pingitore nel 1982, "Il tifoso, l'arbitro e il calciatore" si presenta come un film a episodi che esplora il mondo del calcio italiano attraverso due storie distinte ma ugualmente coinvolgenti e rappresentative. Nel primo episodio della pellicola incontriamo Alvaro Vitali nel ruolo di un arbitro, affiancato da un cast che include Carmen Russo, Enzo Cannavale e Marisa Merlini.

Vitali interpreta Alvaro Presutti, arbitro di Serie A intransigente e rigoroso, dallo stile poco convenzionale e aggressivo con cui dirige gli incontri. Presutti, paradossalmente e in modo tragicomico, tuttavia nella vita privata subisce continue vessazioni da parte del capoufficio, dei colleghi e persino della suocera (Marisa Merlini). Questa dicotomia tra l'autorità assoluta dimostrata in campo e la sottomissione nella vita quotidiana rappresenta una delle trovate più brillanti della sceneggiatura, offrendo uno spaccato realistico e al tempo stesso surreale della società italiana dell'epoca.
La trama si sviluppa attorno a un intrigo calcistico che coinvolge Manuela (Carmen Russo), la sexy moglie di Presutti e un immaginario calciatore della Juventus, con l'obiettivo di pilotare il risultato di una partita cruciale: a Presutti si fa credere una tresca tra il giocatore e Manuela. Il film si caratterizza per le situazioni paradossali e le gag esilaranti, con Vitali che interpreta un arbitro apparentemente intransigente ma che, scoperto il presunto tradimento della moglie, decide di vendicarsi sfruttando le sue conoscenze federali. Si fa così designare arbitro di Fiorentina-Juventus e durante la partita penalizza volutamente il calciatore rivale, annullandogli più gol e negandogli un rigore sacrosanto.
Nel finale, quando lo stesso calciatore svelerà la propria omosessualità (oggi si direbbe che ha fatto „outing“), Presutti scopre che il collega Sposito (Enzo Cannavale), arrichittosi con le scommesse clandestine, lo aveva manovrato per ottenere un risultato a lui favorevole. Sposito sarà punito, in modo che si lascia intuire, e l´armonia familiare ritornerà in casa dell´arbitro.
Il secondo episodio, dedicato al tifoso e interpretato da Pippo Franco, è considerato dalla critica specializzata "probabilmente la vetta della commedia popolare" di quegli anni. La performance di Franco è efficace e il personaggio del tifoso romanista che si finge laziale per compiacere il futuro suocero è entrato di diritto nell'immaginario collettivo del cinema italiano.
Paulo Roberto Cotechiño: profezia cinematografica del calcio moderno

Nel 1983, Alvaro Vitali torna assoluto protagonista del cinema calcistico italiano con "Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento", diretto da Nando Cicero. In questo film, l'attore romano si cimenta in una prova attoriale particolarmente impegnativa, interpretando un doppio ruolo: sia il centravanti brasiliano Paulo Roberto Cotechiño che il suo sosia italiano, l'idraulico Alvaro Cotechino.
La trama, apparentemente semplice ma ricca di sfumature, ruota attorno alle vicende del calciatore del Napoli che, acquistato a peso d´oro dal Santos, colpito da una forma acuta di nostalgia per la patria brasiliana, vede drasticamente compromesso il suo rendimento in campo. Paulo Roberto Cotechño, che in Brasile era considerato un grande campione, una volta trapiantato nella squadra partenopea sembra trasformarsi in un giocatore amatoriale, incapace di azzeccare un gol nemmeno per sbaglio.

Per risolvere questa delicata situazione sportiva ed economica, i dirigenti del Napoli decidono di adottare una strategia duplice: far arrivare dall'America latina la fidanzata del giocatore, Lucelia (interpretata dalla seducente Carmen Russo), e contemporaneamente assumere un sosia per proteggere il calciatore dall'ira crescente dei tifosi napoletani. La fidanzata viene ufficialmente assunta come ballerina in un locale, ma la sua vera mansione consiste nel risollevare il morale del centravanti brasiliano.
La situazione si complica ulteriormente e in modo esilarante con l'intervento di una contessa scommettitrice interpretata dalla grande Franca Valeri (al cui fianco appare brevemente l´allora quasi sconosciuta Moana Pozzi) e di alcuni rapitori sardi (ribattezzati con amaro senso parodistico le „Brigate Pecorine“) che tentano di sabotare la squadra. Il film culmina in una storica partita Inter-Napoli che diventa il fulcro di gag esilaranti e situazioni surreali, con Vitali che regala momenti indimenticabili tra tiri improbabili e situazioni al limite dell'assurdo. Per la cronaca il match cinematografico si conclude 2 a 2, con doppietta di Cotechino, finalmente sbloccatosi.
La critica non fu tenera verso il film, come accaduto spesso con questo genere di commedie. “La presenza di Alvaro Vitali dovrebbe essere catalizzatrice per gli spettatori. Ma se il povero comico si limita a offrirci solo delle smorfie e una sequela di volgarità, che cosa può fare un copione stiracciato e melenso?”, ad esempio, fu il giudizio di Morandini.
Eppure le disavventure del fittizio campione brasiliano e del suo sosia romano presentano anche aspetti significativi da non sottovalutare. In primo luogo si può guardare la sua natura quasi profetica: nel 1983 Alvaro Vitali aveva interpretato un calciatore sudamericano che ricordava moltissimo Diego Armando Maradona, anche se il fuoriclasse argentino sarebbe arrivato a Napoli solo un anno dopo, nel 1984. Questa straordinaria coincidenza temporale ha reso il film ancora più significativo per gli appassionati di calcio e cinema, trasformandolo in una sorta di predizione cinematografica dell'arrivo del Pibe de Oro nel capoluogo campano.

Al tempo stesso nei riccioloni biondi di Cotechiño e nel suo nome di battesimo (Paulo Roberto) possiamo facilmente identificare anche una parodia del calciatore brasiliano più noto nel campionato italiano di allora: il romanista Paulo Roberto Falcao. Sempre con occhio all´attualità, torna il tema delle scommesse clandestine anche in questa rappresentazione cinematografica dello sport nazionale attraverso Vitali. L´ambiente calcistico italiano era ancora sotto choc per il vasto scandalo (il cosiddetto „Toto Nero“) che nel 1980 aveva scosso il campionato, coinvolgendo anche campioni come Enrico Albertosi, Paolo Rossi e Bruno Giordano. Di nuovo si tocca, ridendo ma non troppo, un nervo scoperto, su cui, come spesso succede nel cinema italiano, si è preferito scherzare, piuttosto che andare in profondità.
Impatto duraturo sulla cultura pop
Questi due film hanno contribuito in modo determinante a definire l'immaginario calcistico italiano degli anni Ottanta, creando personaggi, situazioni e battute che sono entrati stabilmente nel linguaggio comune e nella cultura popolare nazionale. Le gag, i tormentoni e i personaggi di queste pellicole continuano ancora oggi a essere citati, imitati e ricordati con affetto dagli appassionati del genere e dai nostalgici di un'epoca cinematografica irripetibile.

La collaborazione artistica tra Alvaro Vitali e Carmen Russo in entrambe le pellicole ha dato vita a una coppia cinematografica memorabile, capace di incarnare perfettamente lo spirito scanzonato, irriverente e genuinamente italiano di quegli anni straordinari. Il loro sodalizio artistico rappresenta un esempio perfetto della commedia all'italiana degli anni Ottanta, caratterizzata da una spontaneità e una naturalezza che difficilmente si riscontrano nel cinema contemporaneo.
I film di Vitali hanno saputo fotografare con precisione chirurgica un'epoca, i suoi costumi, le sue contraddizioni e i suoi sogni, utilizzando il calcio come metafora perfetta della società italiana di quegli anni. L'attore romano ha incarnato magistralmente l'italiano medio, con tutti i suoi vizi, le sue virtù, le sue manie e le sue aspirazioni, creando personaggi che continuano a suscitare risate, nostalgia e perfino riflessioni.
Ritorno televisivo: Jean Todt e la seconda giovinezza a „Striscia la notizia“
Quando la commedia sexy all'italiana aveva da tempo perduto il suo appeal, Alvaro Vitali, finito nel dimenticatoio, dimostrò la capacità di reinventarsi grazie alla televisione. A partire dal 2004, l'attore romano è diventato un volto familiare del programma satirico "Striscia la Notizia", interpretando con successo Jean Todt, all'epoca numero uno della Scuderia Ferrari.

L'idea di questa imitazione nacque da un geniale servizio ironico di „Striscia“ in cui si paragonava scherzosamente Jean Todt al personaggio di Pierino, notando la sorprendente somiglianza fisica tra il dirigente francese e l'attore italiano. Antonio Ricci, sempre attento alle opportunità televisive, colse immediatamente l'occasione e inserì Vitali nel cast del programma.
Le scenette con Jean Todt, della durata di pochi minuti ma di efficacia comica, vedevano Vitali vestito con la caratteristica tuta Ferrari in situazioni paradossali e divertenti. Questa parodia televisiva ha rappresentato per lui una seconda giovinezza artistica, permettendogli di farsi conoscere anche dalle nuove generazioni, che hanno così scoperto il suo talento comico e la sua versatilità interpretativa.
Addio all´icona popolare di un´epoca

"Il tifoso, l'arbitro e il calciatore" e "Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento" rappresentano indiscutibilmente due pietre miliari del cinema calcistico italiano, opere capaci di unire intrattenimento popolare e tentativo di satira sociale, forse non del tutto riuscita. Alvaro Vitali, attraverso questi ruoli iconici, si è definitivamente confermato come uno degli interpreti più versatili, spontanei e amati del cinema comico italiano del Novecento.
L'importanza di questi film non risiede esclusivamente nel loro indiscutibile valore di intrattenimento, ma anche e soprattutto nella loro straordinaria capacità di fotografare un'epoca storica, immortalandone i costumi, le tradizioni, le contraddizioni e i sogni. Utilizzando il calcio come metafora universale della società italiana degli anni Ottanta, Vitali è riuscito a creare un affresco sociale di rara efficacia e autenticità.
Con Alvaro Vitali, nella vita reale grande tifoso della Roma, se ne va non solo un attore, ma una stagione irripetibile della nostra comicità.
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