IL VECCHIO EDDIE È TORNATO!
- maximminelli
- 12 feb
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 17 feb

Pochi attori come lui sono stati legati allo sport. Sto parlando di Paul Newman, che il 26 gennaio avrebbe festeggiato il suo 100mo compleanno. A parte lo sport praticato in gioventù (football americano), si è poi scoperto pilota di auto sportive in età matura. Ma anche in molti dei suoi innumerevoli film Newman ha interpretato personaggi dello sport, come il Rocky Graziano di “Lassù qualcuno mi ama” (Somebody Up There Likes Me, 1956). Uno di questi è Eddie „Saetta“ Felson, lo spregiudicato e sfacciato giocatore di biliardo, protagonista di „Lo Spaccone“ (The Hustler, 1959) di Robert Rossen, tratto dall’omonimo romanzo di Walter Tevis. Di questo film, come del Newman sportivo (nella vita e sul grande schermo) mi occuperò in alcuni dei prossimi post.

Qui, invece, ci si occuperà del sequel di „Lo Spaccone“, anche esso tratto da un romanzo di Tevis. Proprio in occasione del centenario della nascita di Paul Newman il canale ARTE ha trasmesso, oltre a un documentario sul grande attore americano, proprio “Il colore dei soldi” (The color of money, 1986) di Martin Scorsese, la pellicola che consentì a Newman di vincere l´Oscar come migliore attore protagonista dopo tante candidature andate a vuoto.
Il ritorno di un classico
Quindi, venticinque anni dopo "Lo Spaccone", Scorsese compie un'operazione tanto rischiosa quanto affascinante: riprendere il personaggio di Eddie Felson e portarlo in una nuova era. "Il Colore dei Soldi“, però, non è solo un sequel, ma una profonda riflessione sul tempo che passa, sul significato del mentoring e sulla natura ciclica della vita nel mondo del biliardo americano. Perciò non si può sostenere che Scorsese tenti semplicemente di rispolverare il vecchio personaggio di Eddie, reso famoso da Newman, in quanto, come accennato, già lo scrittore che lo aveva creato, ne aveva raccontato gli anni successivi alla sfortunata carriera da giocatore professionista di biliardo. Scorsese e lo sceneggiatore Richard Price, tuttavia vanno oltre il canovaccio del romanzo di Tevis.
Viaggio nel cuore delle sale americane di biliardo
Eddie “Fast” (“Saetta” o “Lo svelto”, nella versione italiana) Felson (Paul Newman) ha abbandonato il mondo del biliardo professionistico da anni, dedicandosi alla vendita di liquori, alla sua compagna Janelle (Helene Shaver), proprietaria di un bar, e solo ogni tanto getta uno sguardo disinteressato ai tavoli verdi del biliardo, che appartiene definitivamente al suo passato: ogni tanto getta uno sguardo su nuovi giocatori e con cui si limita a fare da mentore, come nel caso di Julian (John Turturro). La sua vita cambia quando incontra Vincent Lauria (Tom Cruise), un giovane barista con un talento naturale per il biliardo. Accompagnato dalla sua fidanzata Carmen (Mary Elizabeth Mastrantonio), Vincent diventa l'oggetto dell'interesse di Eddie, che vede in lui l'opportunità di tornare nel giro delle scommesse.
Eddie propone a Vincent e Carmen un accordo: viaggeranno insieme attraverso la provincia profonda statunitense per sei settimane, durante le quali lui insegnerà al talentuoso Vincent i segreti del mestiere. Il piano è semplice: Vincent inizialmente fingerà di essere un giocatore mediocre per poi rivelare il suo vero talento quando le somme scommesse si faranno consistenti. Quasi per incoronare Vincent come successore, Eddie gli regala la sua storica e amata stecca da biliardo: la Balabuschka.

Tuttavia, l'ego di Vincent spesso interferisce con questa strategia: difatti non riesce sempre a tenere a freno la sua voglia di vincere e di non fare brutta figura, portando a tensioni nel trio. Dopo un lungo peregrinare per sale di biliardo di ogni angolo degli USA, Eddie non sopporta più insofferenza e gli atteggiamenti immaturi di Vincent. Anzi, preso da orgoglio, dopo avergli dato il benservito, decide di tornare in prima persona sulla scena. Il suo viaggio attraverso le sale da biliardo dell'America lo porta fino ad Atlantic City, dove i tre si ritrovano per un grande torneo di professionisti: ma questa volta non più come soci d’affari, bensì come avversari. Vincent scopre la sua vera forza, mentre Eddie si trova costretto a confrontarsi con i suoi demoni personali e con la consapevolezza che il suo protégé potrebbe averlo superato.
Il climax del film vede i due sfidarsi in un torneo professionistico, dove la posta in gioco va ben oltre il denaro. Per uno scherzo del destino una partita valida per i quarti di finale li mette di fronte: un po´ a sorpresa il vecchio maestro sconfigge il suo ex allievo. Per Eddie è più di una semplice vittoria in un torneo di biliardo. È un’iniezione di orgoglio, di energia, di convinzione che gli anni non sono passati e che lui è tornato l´Eddie „Saetta“ Felson di prima.
Invece, ecco il colpo di scena: Vincent ha scherzato. O meglio, ha scommesso contro se stesso, sapendo che le quote su Eddie erano superiori. Sì, ha volutamente perso, soprattutto per incassare le vincite, che, poi, molto onestamente, vuole dividere con un esterrefatto Eddie. Ferito nell’orgoglio, tra l’altro in presenza di Janelle, Eddie rifiuta i soldi. Nel corso della semifinale, che sa essere un match non "truccato", contro un avversario più giovane e per niente disposto a perdere, decide di abbandonare. L’unico obiettivo è quello di sconfiggere Vincent in modo leale e in una partita “vera”. Con questo obiettivo in testa, quando torna a imbracciare la Balabuschka nella nuova sfida con l´ex-allievo, pieno di entusiasmo Eddie grida a se stesso, e al pubblico in sala: „Sono tornato!“
L'America degli anni Ottanta: la metamorfosi del biliardo come simbolo della trasformazione di un paese
"Il Colore dei Soldi" si colloca in un momento particolare della storia americana. Gli anni Ottanta sono caratterizzati dal boom economico dell'era Reagan, dall'ascesa dello yuppismo e da un cambiamento nei valori sociali. Come nota lo storico del cinema Peter Biskind, "il film cattura perfettamente la transizione da un'America più ruvida e autentica a un'epoca di maggiore superficialità e materialismo."
Il film documenta questo momento di transizione attraverso i cambiamenti in atto anche nel mondo del biliardo americano. Come nota lo storico dello sport Robert Hardy: "Gli anni '80 videro il tentativo di trasformare il biliardo da gioco d'azzardo a sport rispettabile. Il film cattura perfettamente questa tensione tra la vecchia e la nuova scuola."
I luoghi scelti da Scorsese - dai bar di periferia alle sale da gioco di Atlantic City - raccontano questa evoluzione. Vincent e Eddie non giocano più soltanto nei locali pieni di fumo, bui e malfamati degli anni Cinquanta e Sessanta, in cui aveva cercato fortuna il giovane Felson, ma anche in ambienti più ricercati, che vogliono legittimarsi come luoghi di intrattenimento rispettabile. Come osserva il critico sociale Michael Woods nel suo saggio del 1987 "The New American Leisure", "il biliardo degli anni '80 rappresenta il tentativo di gentrificazione di un passatempo tradizionalmente working class." L´apice è il torneo di Atlantic City, che ad un certo punto metterà di fronte proprio il vecchio maestro al giovane allievo e astro nascente. Qui siamo in un vero e proprio “stadio” da biliardo, con pubblico che applaude, arbitri collegati per microfono alla giuria centrale, giocatori dall´aria rispettabile.
In generale, comunque, il film affronta anche la crisi dei valori e delle forme del cinema americano. Il sogno americano non è più ritratto come una grande epopea di impegno e inventiva, ma come puro gioco d'azzardo. Mazzette di dollari cambiano continuamente di proprietario per tutto il corso del film, quasi come tra gli “squali” di Wall Street, che di lì a poco troveranno in un´altra icona cinematografica di questo decennio uno dei personaggi più rappresentativi: Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas in appunto Wall Street (1987) di Oliver Stone.
La performance di Paul Newman per un Oscar atteso da tempo
L´interpretazione di Newman come Eddie Felson in “Il colore dei soldi” è unanimemente considerata uno dei punti più alti della sua carriera. Vincent Canby del New York Times scrisse nel 1986: "Newman non interpreta semplicemente Eddie Felson, lo reincarna con una profondità che rende impossibile immaginare chiunque altro nel ruolo."
Pauline Kael, nella sua recensione per il New Yorker, notò come Newman sia riuscito “a trasmettere simultaneamente la stanchezza di un uomo che ha visto troppo e l'eccitazione di chi riscopre una passione sopita. È una performance che opera su molteplici livelli, rivelando nuove sfumature ad ogni visione."

L'Oscar vinto da Newman senza dubbio non fu solo un riconoscimento per questa interpretazione, ma il coronamento di una carriera straordinaria. Con una nota di malinconia, forse. Infatti, come osservò Roger Ebert, "C'è una dolce ironia nel fatto che Newman vinca finalmente l'Oscar interpretando un personaggio che deve accettare di essere stato superato dalla nuova generazione."
Dopo alcuni ruoli da vincente, o quasi, ecco che Newman è richiamato da Scorsese per rientrare nei ranghi del perdente. Si riappropria così della natura profonda della sua icona, in particolare nella scena in cui acquista un nuovo paio di occhiali da vista, per poter sfidare di ancora una volta vecchi e nuovi sfidanti di biliardo.
Scorsese trova in Paul Newman l´icona ideale per incarnare il cinema americano in un unico elemento. Attraverso di lui, infatti, il regista unisce due epoche in un solo personaggio e lascia intendere che il suo cinema è legato al cinema classico. D´altronde Newman appartiene a una generazione di attori a cui non è stato concesso il privilegio dell'innocenza. Il suo è un fascino "maledetto", creato come vendetta per la perdita e il disagio. Per Scorsese, inoltre, la scelta di questo pilastro inamovibile della cultura americana consente una profonda riflessione sui perdenti, che non cessano mai di combattere davanti o dietro la macchina da presa.
Innovazione tecnica e stile visivo nella direzione di Scorsese
Martin Scorsese porta al film la sua caratteristica maestria tecnica, innovando il modo di riprendere il gioco del biliardo. Il direttore della fotografia Michael Ballhaus sviluppò tecniche specifiche per seguire il movimento delle palle sul tavolo, utilizzando carrelli motorizzati e steadicam in modi mai visti prima. La palette cromatica del film è deliberatamente sottotono, con predominanza di grigi e blues che riflettono l'ambiente delle sale da biliardo.
Come spiegò lo stesso Scorsese in un'intervista del 1987 a American Cinematographer: "Volevamo che il colore esplodesse solo nei momenti chiave, come durante le partite più intense. È un modo per sottolineare visivamente i momenti di maggiore tensione emotiva." Il regista utilizza anche innovative tecniche di montaggio, in particolare durante le sequenze di gioco. La montatrice Thelma Schoonmaker ha ricordato: "Martin desiderava che il ritmo del montaggio riflettesse il ritmo del gioco. Nelle partite più intense, il montaggio diventa più serrato, quasi febbrile."
Regia e aspetti tecnici del gioco
Il film è stato elogiato dagli esperti di biliardo per la sua accurata rappresentazione tecnica del gioco. Steve Mizerak, campione di biliardo degli anni Ottanta e consulente tecnico del film, aveva commentato: "È uno dei pochi film che mostra correttamente non solo i colpi, ma anche la psicologia del gioco." Insieme ad altri giocatori professionisti, Mizerak aveva coordinato la coreografia delle scene di gioco: "Abbiamo lavorato per settimane con Tom Cruise – aveva confidato Mizerak - per fargli acquisire la postura e i movimenti corretti. Paul Newman, che aveva già esperienza dal primo film, ha dovuto solo riprendere confidenza con il tavolo."
La complessa dinamica del rapporto tra maestro e allievo
La relazione tra Eddie e Vincent rappresenta il cuore emotivo del film. La dinamica tra i due personaggi evolve attraverso diverse fasi. In quella iniziale, Eddie scopre Vincent e ne intravede l´immenso potenziale. Segue il periodo dell´insegnamento, dove il giovane talento impara i trucchi del mestiere, che spesso esulano dalla pura bravura con la stecca sul panno verde. Come naturale, arriva quindi la fase della ribellione: Vincent non sa frenere il proprio istinto di vincitore e inizia a mettere in discussione i metodi di Eddie. Lui in fondo è un impulsivo, mentre il suo mentore è riflessivo.

Si arriva al confronto finale, dove i ruoli di maestro e allievo si confondono inevitabilmente. Ed Eddie finisce per fare la figura dell´ingenuo, del "pollo": a dispetto dell´età, dell´esperienza e del carisma. Così ci appare un confronto e una tensione insolubili tra mentore e allievo, che rende il finale aperto, facendoci intuire che probabilmente il mentore non smetterà mai di insegnare.
Dimensione Padre-Figlio, tema ricorrente nei film di Paul Newman
Il tema del rapporto padre-figlio è centrale nella filmografia di Newman, e "Il Colore dei Soldi" ne rappresenta forse l'esplorazione più complessa. Come nota il biografo di Newman, Shawn Levy: "Il film affronta il tema della paternità surrogata in modo più sfumato rispetto ai precedenti lavori di Newman, mostrando un 'padre' che deve accettare di essere superato dal 'figlio'."
Solo due anni prima già Newman, infatti, era stato protagonista nei panni del padre in “Harry & Son” (1984), da lui personalmente diretto: qui esplora il conflitto generazionale e il difficile rapporto tra un padre vedovo e un figlio difficile e ribelle. Anche la sua ultima apparizione sul grande schermo, “Era mio padre” (Road to Perdition, 2002) di Sam Mendes, ripropone, in versione più drammatica, una lotta tra padre e figlio, che si svolge non più in un ambito piccolo borghese, ma addirittura all´ombra delle guerre tra gangster negli anni Venti e Trenta.
Tornando a “Il colore dei soldi”, dal canto suo la relazione tra Eddie e Vincent riflette le tensioni tipiche dei rapporti generazionali degli anni Ottanta. Il sociologo Robert N. Bellah, nel suo studio "Habits of the Heart" (1985), evidenzia come "il conflitto generazionale degli anni '80 sia caratterizzato non tanto da una rottura ideologica, quanto da una diversa concezione del successo e dell'autenticità."

Mascolinità in crisi?
Con un occhio più attuale, si potrebbe vedere nel personaggio di Eddie Felson anche un uomo maturo alle prese con la crisi della sua mascolinità. In realtà Eddie sa di essere ancora affascinante, oltre che abile come giocatore di biliardo. Non a caso usa la fidanzata di Vincent come esca per gli scommettitori, sapendo di essere credibile nei panni dell´uomo maturo accompagnato da una giovane e attraente donna. Al tempo stesso, però, la mascolinità di Newman trionfa proprio perché è costantemente attaccata e umiliata. È un eroe perché è in continuo conflitto con la sua natura di eterno perdente.
Inevitabile confronto con “Lo spaccone”
La pellicola, a un tratto, si arena: Eddie, sconfitto e umiliato, abbandona Vincent al suo destino. Cruise scompare dalla scena per un lungo segmento, e Newman ne diviene il protagonista assoluto. Il sequel si trasforma in un'eco, una sorta di riscrittura de Lo spaccone. Ancora una volta, Newman-Eddie è chiamato a risollevarsi da una cocente delusione.
Tale scelta narrativa va compresa alla luce del significato che il film di Rossen a suo tempo aveva rivestito per una generazione. Opera seminale del 1959, Lo spaccone fu tra le prime a evidenziare la crisi dei valori e del cinema americano, cambiando il rapporto tra Hollywood e il pubblico. Con uno stile asciutto e realistico, fu uno dei rari esempi in cui, come notò Ebert, "l'eroe vince arrendendosi, accettando la realtà". Il sogno americano non è più epica di impegno, ma mero azzardo. Tale cambio di prospettiva, mutuato dalle esperienze europee, generò un nuovo tipo di divo. Proprio Newman ha impersonato più volte con i suoi personaggi questo divo, che ritroviamo, un quarto di secolo dopo, proprio nel film di Scorsese.
L'impatto culturale e l'eredità del film
"Il Colore dei Soldi" ha avuto un impatto duraturo sia sul cinema sportivo che sulla rappresentazione del mentoring nella cultura popolare. Il film ha influenzato numerose opere successive che trattano il tema del passaggio generazionale nello sport.

La rivista Film Comment, in un articolo retrospettivo del 1996, notò come "il film abbia ridefinito il genere del film sportivo, dimostrando che è possibile utilizzare lo sport come metafora per esplorare temi universali senza perdere l'autenticità della rappresentazione tecnica."
Colonna sonora, ponte di due epoche
Curata da Robbie Robertson, la colonna sonora rappresenta un elemento fondamentale del film. Il brano principale "It's in the Way That You Use It" di Eric Clapton non è solo un accompagnamento musicale, ma un commento meta-testuale sulla natura del talento e dell'esperienza.
Secondo il critico musicale Greil Marcus: "La musica del film opera su due livelli: da un lato rappresenta il passaggio dal blues al rock che simboleggia il cambio generazionale, dall'altro sottolinea i momenti di tensione emotiva con una precisione chirurgica."
Un film che trascende il genere
"Il Colore dei Soldi" rimane un esempio magistrale di come un film sportivo possa trascendere il suo genere per diventare una riflessione universale sulla vita, l'ambizione e il passaggio del tempo. Come scrisse Roger Ebert nella sua recensione del 1986: "Questo non è semplicemente un film sul biliardo, ma una meditazione sulla natura del talento, dell'esperienza e del prezzo del successo."
Il film ci ricorda che nel biliardo, come nella vita, la vera maestria non sta solo nel saper giocare, ma nel comprendere quando è il momento di passare il testimone. Eddie Felson impara questa lezione nel modo più duro, ma è proprio questa comprensione che lo rende, alla fine, un vero maestro.
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